Missione spaziale ExoMars: eni conquista il pianeta rosso

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Le tappe previste sono due. Una nel 2016, l’altra due anni dopo. Sono quelle della missione russo-europea di esplorazione marziana ExoMars. Attualmente in fase di sviluppo da parte dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e dall’Agenzia Spaziale Russa (Roscosmos), prevede l’invio di un orbiter ed un dimostratore tecnologico di ingresso e discesa nel 2016, mentre nel 2018 un lander russo rilascerà sulla superficie marziana un rover ESA. La missione fa parte del Programma Aurora e combina lo sviluppo tecnologico con ricerche di grande interesse scientifico.

L’orgoglio per l’Italia è di farne parte. Eni, infatti, con il suo network di ricerca R&D e con la controllata Tecnomare è impegnata nello sviluppo di componenti chiave del sistema di “drilling e carotaggio” per il prelievo di campioni del suolo marziano alla profondità di 2 m, al fine di analisi biologiche. Questo sistema farà parte del “rover” della missione spaziale ExoMars.

Tutto questo è possibile perché per eni il settore Ricerca e Sviluppo rappresenta un investimento, non un costo. Lo dimostra il fatto che il valore generato nell’anno equivale a 4-5 volte la spesa sostenuta. La produzione di idrocarburi localizzati in aree di frontiera tecnologica (acque profonde, zone artiche, strutture geologiche complesse e aree sensibili) rappresenta un forte stimolo per l’industria petrolifera ad ampliare il proprio portafoglio tecnologico.

Per questo è cruciale essere in grado di esplorare e sviluppare in modo efficace e sostenibile le aree di frontiera, come le acque profonde e ultra-profonde (deep e ultra-deep water), generalmente caratterizzate da condizioni geologiche e ambientali sfidanti. Altrettanto strategico è migliorare la capacità di descrizione del sottosuolo e la capacità di stimare la quantità e la qualità dei fluidi presenti nei bacini sedimentari, con particolare focus sulle aree di frontiera.

La tecnologia ha un ruolo chiave per accedere alle risorse e per migliorare l’efficienza delle operazioni e la loro sostenibilità.

In eni il ruolo della R&D è quello di sviluppare soluzioni tecnologiche per una rapida applicazione in campo a supporto delle sue principali aree di attività: 1) l’upstream, con lo sviluppo di codici proprietari per l’esplorazione, la massimizzazione del recupero degli idrocarburi e la sostenibilità delle attività operative; 2) il downstream, per migliorare l’efficienza dei processi di trasformazione degli idrocarburi, la conversione a green refinery e sviluppare nuovi carburanti e lubrificanti; 3) le rinnovabili e l’ambiente per quel che riguarda il fotovoltaico avanzato e il solare a concentrazione, lo stoccaggio e trasporto dell’energia, lo sviluppo di Bio-oli di 2° generazione, le tecnologie waste to energy e di remediation.

 

Grazie all’organizzazione, alle sue competenze ed alle tecnologie sviluppate internamente, negli ultimi anni eni ha scoperto numerosi giacimenti confermandosi operatore di eccellenza nel campo dell’esplorazione e della perforazione. Solo dal 2008 al 2013 sono stati scoperti 9.5 miliardi di barili di nuove risorse, due volte e mezza la produzione nel periodo e circa 10 volte il consumo annuale in Italia.

Come è risaputo l’impegno di eni nella ricerca si estende anche ad ambiti tecnologicamente innovativi diversi dal settore petrolifero, come ad esempio quello spaziale, perseguendo l’obiettivo di trasferire specifiche tecnologie sviluppate all’attività nel settore “oil and gas”, soprattutto in aree di frontiera tecnologica quali artico, ultra deep water, hp/ht, ambiente ad alto contenuto di H2S. Dimostrazione è data dalla partecipazione di eni (attraverso la controllata Tecnomare) alle missioni spazialiRosetta” e “ExoMars”.

Il lavoro nelle missioni spaziali permette a eni di acquisire alcuni vantaggi competitivi grazie al trasferimento di know how nell’ambito dei controlli da remoto, alte temperature, operazioni in masse e spazi ridotti, sistemi ad alta affidabilità.

In particolare, i concetti e le metodologie del software di telecontrollo robotico dei bracci manipolatori “spaziali” hanno costituito la base per l’ingegnerizzazione del software di controllo dei veicoli autonomi sviluppati internamente da eni: Clean-Sea (monitoraggio ambientale e asset integrity). Il tutto unito a metodologie e schemi di calcolo utilizzati per la prevedere il “comportamento” dei componenti in condizioni ambientali e fisiche particolarmente sfidanti (esteso range di temperature, vibrazioni).

Quando si dice l’eccellenza italiana.

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