I motori di ricerca non sono responsabili dei link

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Secondo il Tribunale di Firenze il motore di ricerca non è obbligato ad eliminare i link con contenuti illeciti. Non basta la sola richiesta da parte del danneggiato, è necessario l’intervento dell’autorità.

I link a siti pirata o ad articoli che potrebbero essere diffamatori non devono essere eliminati obbligatoriamente da Google e da altri motori di ricerca. Nemmeno se lo chiede la persona lesa che diffida il sito responsabile.
Secondo la direttiva europea sul commercio elettronico, il Pacchetto Telecom, il motore di ricerca è un Internet Service Provider che non è responsabile dei comportamenti illeciti effettuati sul web.

Il decreto legislativo n. 70 del 2003, art. 14 recepisce il principio della net neutrality enunciato dalla direttiva europea che ritiene responsabile l’ISP, Internet Service Provider, solo se ricorrono due ipotesi:
a) se l’ISP fa uso di strumenti che gli permettono di conoscere e controllare i dati indicizzati.
b) se l’ISP non si attiva immediatamente per eliminarli appena venuta a conoscenza della natura illegale di dati sul proprio motore di ricerca.

Il Tribunale di Firenze con una ordinanza del 35 maggio 2012 ha chiarito che, affinché si configuri la seconda delle due ipotesi, non è sufficiente la richiesta fatta dal danneggiato. Infatti la prova del privato non obbliga il motore di ricerca a cancellare il contenuto che si ritiene illecito.

C’è bisogno, invece, che un organo competente abbia dichiarato che i dati sono illeciti, oppure abbia ordinato la rimozione o la disabilitazione dell’accesso agli stessi, ovvero che sia stata dichiarata l’esistenza di un danno.
Per cui occorre che un giudice o un’altra pubblica autorità si pronunci per obbligare l’ISP a rimuovere un link. In assenza di una pronuncia da parte di un’autorità, il motore di ricerca non può entrare nel merito della richiesta avanzata nei suoi confronti da chi consideri compromessi i propri diritti.
I motori di ricerca tra cui Google non sono tribunali e quindi non sono in grado di valutare, in autonomia, se vi sia stata o meno un pregiudizio di diritti altrui.

 

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