Google+ non ha il successo sperato

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Il mondo dei social network è in continuo fermento e costante espansione. I leader del settore (Facebook e Twitter) hanno avuto il loro sviluppo in un periodo in cui rappresentavano una grande innovazione, qualcosa che, pur già esistendo sotto diverse forme e siti, aveva ancora bisogno di essere scoperto e raffinato.

Da allora i social network hanno fatto molta strada ed il colosso dei motori di ricerca ha lanciato il suo prodotto “Google+” in un mercato con una forte e tenace concorrenza (per non dire quasi saturo in tal senso).

Ne risulta così che, la società di Mountain View non ha ottenuto la risposta e la frequenza che si era aspettata ed in cui aveva sperato per la sua piattaforma. Ulteriore spiegazione di questo fenomeno potrebbe essere anche imputato allo scopo che Google ha dato a questo progetto, la raccolta del maggior numero possibile di dati da riutilizzare per scopi commerciali o chissà che altro.

Da sempre siti come Facebook sono sotto costante pressione per ottenere una maggiore trasparenza riguardante l’utilizzo dei numerosi dati personali immessi dall’utenza.

La stessa domanda andrebbe rivolta a Google che si è lasciato sfuggire, per bocca di Nikesh Arora chief business officer del colosso, che la società non considera questo progetto come un social network.

“Google Plus, per noi (ossia per lo staff di Google) non è un social network. Piuttosto, è una piattaforma che ci permette di portare elementi sociali in tutti i servizi e prodotti che offriamo…”

“…riunire la gente su un singolo sito e chiamarlo social network”

Queste rivelazioni ci lasciano quindi suppore che “la piattaforma” è solo l’ennesimo modo per estrapolare dati, dagli utenti che la frequentano, per  poi sfruttarli al fine di reindirizzare le persone che li hanno forniti verso aree specifiche dove sono venduti prodotti e servizi che rispondono alle richieste del pubblico.

Il progetto Google+ nonostante questa scioccante rivelazione potrebbe essere utile per quello che si prospetta di realizzare, resterebbe solo il non trascurabile problema sulla trasparenza riguardante l’esatto utilizzo e soprattutto l’esatta destinazione dei nostri dati personali.

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