Da Facebook la guida ufficiale per punire gli abusi degli utenti

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Il manuale degli abusi di Facebook è diviso in diverse categorie, tra cui ‘Sesso e Nudità’, ‘contenuti incitanti all’odio’, ‘bullismo e molestie’, ‘minacce’. Tali tematiche aiutano i moderatori del sito a classificare le segnalazioni in base all’irregolarità commessa. Dopo la segnalazione da parte degli utenti, interviene un team apposito, dopo una intensa operazione di filtraggio da parte di terze parti che svolgono questo lavoro in appalto. Sul social network di Zuckerberg, dunque, non possono essere pubblicati i seguenti contenuti:

  • Donne che allattano i propri figli al seno;
  • Mandare richieste di natura sessuale esplicita;
  • Pubblicare immagini di giocattoli erotici che richiamano la sfera sessuale;
  • Immagini ritoccate con programmi di photo-editing e che siano poste in luce negativa;
  • Usare un linguaggio violento, esplicito che inciti l’odio.

La oDesk, azienda che si occupa di moderare e censurare i contenuti che rispecchiano le caratteristiche che abbiamo elencato, paga un dollaro all’ora per lo svolgimento di questo oneroso compito. A denunciare la situazione una ragazza addetta alla moderazione della piattaforma. I capezzoli, ad esempio, saranno considerati offensivi e volgari, mentre le immagini cruente e sanguinarie, invece, saranno trattati come contenuti accettabili. Secondo il manuale, diffusosi in poco tempo e al quale oDesk ha cercato di apportare delle modifiche in alcuni dei punti stilati, nella categoria nudità e sesso vieta l’attività sessuale rappresentata nelle sue forme esplicite, consentendo, però, i preliminari, anche di stampo omosessuale; i capezzoli maschili hanno l’ok, quelli femminili no. Ammessa la nudità artistica. Vietate categoricamente immagini pedopornografiche e di nudo infantile, necrofile, zoofile. Il fatto strano è che non viene richiesto alcun intervento per i post che negano l’Olocausto, come invece viene stabilito per i contenuti legati alla Turchia.

Il manuale, però, si forgia di tante lacune, per cui gli utenti non sanno come comportarsi: le informazioni sono, infatti, molto vaghe e si capisce poco quando la mano della censura possa intervenire per oscurare foto e video caricati dagli iscritti a Facebook, fino poi ad arrivare a bannare l’utente dal sito. Secondo queste disposizioni, Facebook, come fa da un po’ di tempo, impone una morale non condivisa alla community composta da ben 800 milioni di utenti in tutto il mondo, i quali appartengono a culture e appartenenze territoriali diverse.

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