Weibo, decalogo sul microblogging in Cina

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Per usare Weibo, il microblogging più grande della Cina che ha più di 300 mila iscritti, ora bisogna seguire il nuovo codice comportamentale. Pena la cancellazione dell’account. Questa è la risposta del Governo cinese all’enorme popolarità del web al quale ricorrono più della metà degli utenti della Repubblica popolare cinese per avere notizie e diffondere il proprio punto di vista. E il boom di internet ha reso la rete una potente arma di denuncia della corruzione del paese, tanto che i governanti temono di perdere il controllo dell’informazione.

Il decalogo cinese detta norme di comportamento ben precise e chiare, e limitative della libertà di espressione: non opporti ai principi fondamentali della Costituzione cinese, non rilevare i segreti di Stato, non minacciare l’onore della Cina, non organizzare manifestazioni di massa illegali, non lasciare commenti offensivi, non diffondere e pubblicare informazioni false, non promuovere sette o superstizioni, non raggirare con nuovi metodi le regole qui indicate.

Il servizio Sina Corp ha dovuto prendere l’iniziativa, secondo quanto riporta la Bbc, dopo una serie di critiche delle autorità cinesi su informazioni postate da alcuni utenti quali l’assassinio del leader nordcoreano, Kim Jong-il e il tentativo di un colpo di stato militare per rovesciare la presidenza cinese di Hu Jintao. Di conseguenza i leader cinesi hanno fatto pressioni per costringere i siti di microblogging, a inserire restrittive normative comportamentali. Ed è toccato adeguarsi a Weibo, un ibrido fra Twitter e Facebook usato da più del 50% delle persone che hanno accesso a internet in Cina con 2 milioni di pubblicazioni giornaliere. Subentrato nel mondo del microblogging cinese a seguito del blackout imposto dal governo cinese dopo i disordini nella città di Urumqi del luglio 2009, Weibo nasce il 14 agosto 2009, per iniziativa della Sina Corp., che acconsente al monitoraggio e al controllo da parte delle autorità governative.

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