Le paure di Facebook

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Facebook è il social network più usato al mondo: con 845 milioni di utenti è diventato una delle piattaforme di riferimento anche per aziende e professionisti di diverso settore che usano il sito non solo per mettersi in contatto con le proprie cerchie amicali e lavorative, bensì come un vero e proprio strumento di promozione e business. In soli otto anni di attività, il social network di Zuckerberg è diventata una fonte massiccia di guadagno, ma, proprio quando Facebook si avvia verso la quotazione in Wall Street, iniziano ad emergerne i primi punti deboli. L’entrata in borsa, infatti, significa che Facebook deve dar conto alla Sec (equivalente della Consob), alla quale dovrà raccontare i fattori di rischio alla quale l’azienda stessa va incontro, redatti nell’apposito Registration Statement, un documento di ventidue pagine in cui sono chiarite le problematiche che potrebbero mettere in crisi un modello d’affari così imponente, che coinvolge non solo il giovane miliardario ma anche gli azionisti.

Tra le debolezze compaiono le seguenti motivazioni:

  • Perdita di utenza;
  • Mancato incremento degli utenti;
  • Migrazione degli utenti verso altri servizi di social networking, come Twitter o Google;
  • Incremento delle connessioni da cellulare, visto che da mobile l’utente non incorre in pubblicità;
  • Bug nel sito che potrebbero essere non rilevati o non rilevabili che potrebbero minare la reputazione del social network.
Questi motivi, si sa, sono abbastanza ovvi: quello che emerge è che Facebook ha paura della censura governativa che potrebbe essere apportata a determinate pagine o allo stesso accesso alla piattaforma. Questo, in parte, già avviene in diversi paesi: basta pensare all’Iran, alla Corea del Nord, alla Siria e alla popolosa Cina. Ulteriori danneggiamenti potrebbero derivare da una scarsa o mancata protezione dei propri brevetti. Facebook, inoltre, ha paura di perdere i rapporti che ha instaurato con l’azienda di giochni Zynga (famosa soprattutto per il poker), in quanto, come è anche chiarito nel documento stesso: “il 12% dei nostri ricavi deriva da questa partnership, se dovesse migrare verso altre piattaforme i nostri risultati finanziari ne risentirebbero“.
Anche la privacy e la sicurezza sono priorità e paure di Facebook: “A causa di azioni esterne, errori di programmazione o altri problemi tecnici, potrebbero essere rivelate informazioni che gli utenti avevano definito private“. Pertanto i dati sensibili potrebbero andare nelle mani di persone sbagliate. Anche il ruolo di Zuckerberg viene messo in discussione: infatti, in quanto fondatore, presidente e amministratore delegato dela società detiene un potere assoluto che potrebbe destabilizzare gli azionisti e non combaciare con gli interessi generali.

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