Iran, programmatore condannato a morte “Il suo software usato in un sito porno”

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Malekpour Saeed è stato imprigionato nel 2008, accusato per “insulto e dissacrazione” contro l’Islam. Il ragazzo ha 35 anni è un programmatore informatico condannato a morte, in quanto un software da lui creato sarebbe stato usato per un sito porno. La Corte Suprema ha confermato la sentenza per Saeed: Amnesty chiede un aiuto per bloccare l’esecuzione che dovrebbe avvenire a breve: “Dovevano indagare sulle accuse, va rilasciato immediatamente”, queste le parole esplicitate dall’organizzazione internazionale. Il programmatore è detenuto a Teheran, dove si trovava in visita, insieme alla sua famiglia.

In galera è stato torturato e sottoposto a vessazioni: tale trattamento ha costretto Malekpour a confessare un “crimine” mai commesso. Il software che avrebbe fornito al sito porno in questione sarebbe servito per caricare foto in rete e in portali a luci rosse. Come ha dichiarato la sorella di Saeed, il fratello è accusato ingiustamente di un reato mai comnmesso (ammesso che si possa parlare di reato). Ecco le parole della giovane: “Tutte le attività di mio fratello sono nel rispetto della legge. Lui non ha commesso nulla di illegale. Ha realizzato un programma che poteva essere utilizzato sia da siti immorali che dagli altri”. Questo, ha detto ancora la sorella di Saeed, “è un processo iniquo“.

Il ragazzo è stato rinchiuso in una cella di isolamento, dalla quale ha scritto una lettera ai giudici che si stanno occupando della sua vicenda che le sue confessioni sono mendaci e che gli sono state estorte con la violenza fisica e mentale. Le dichiarazioni rilasciate in merito alla questione del software sono state fatte sottoscrivere dal programmatore, il quale è stato forzato a firmare un foglio in cui si assumeva le responsabilità del caso. La confessione è stata firmata sul sito Persian2English. Ciononostante, il tribunale non ha battuto ciglio e intende continuare secondo la propria strada. Un gesto incomprensibile secondo Amnesty che ha preparato una lettera da inviare alle autorità iraniane.

Per l’organizzazione, infatti, “La Corte Suprema avrebbe dovuto esaminare il caso delle torture subite da Malekpour invece di confermare la sua condanna. Se lo si tiene prigioniero solo per aver esercitato il diritto della libertà d’espressione, dovrebbe essere rilasciato subito e senza condizioni“. Amnesty Canada ha anche preparato un modello di lettera 3da inviare alle autorità iraniane. Anche su Facebook è stata creata una pagina per chiedere la liberazione del programmatore.

 

 

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