I danni collaterali della chiusura di Megaupload

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La chiusura di Megaupload non è stato un danno solo per gli utenti: sbalorditivamente, infatti, lo sbarramento del popolare sito di file sharing ha arrecato danni anche all’industria cinematografica e, in particolare, ai botteghini dei cinema. A rivelarlo uno studio condotto da due ricercatori, Christian Peuker della Ludwig-Maximilians-University di Monaco e Jörg Claussen della Copenhagen Business School. I due studiosi, infatti, hanno precisato il fatto che la piattaforma che permetteva di scaricare illegalmente film e serie tv, grazie agli upload degli utenti, ha avuto, in realtà, effetti labili sulle grandi produzioni cinematografiche e, nel contempo, sulle produzioni indipendenti.

Peuker e Claussen, nel loro report intitolato “Piracy and Movie Revenues: Evidence from MegaUpload” hanno messo a confronto gli incassi al botteghino di oltre 1300 film proiettati in 49 paesi tra la metà del 2007 e la metà del 2012: l’anno 2007 è stato molto importante nell’analisi, in quanto è stato lanciato il servizio da parte di Kim Dotcom e chiuso, sotto volere dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, lo scorso gennaio. Dall’indagine emerge che i ricavi delle grandi pellicole sono stati limitati dalla diffusione di contenuti veicolati da Megaupload, ma con effetti che, poi, si sono rivelati insignificanti e che non sono andati ad inficiare l’intero guadagno.

Il file sharing, dunque, può avere effetti positivi per l’industria cinematografica, secondo quanto sostengono i due ricercatori i quali affermano quanto segue:

Il file sharing funziona come meccanismo per diffondere informazioni […] Lo stesso meccanismo può avere effetti decisamente positivi per le piccole produzioni che non dispongono di grandi budget da destinare alla promozione.

E con la pirateria online come la mettiamo? Il dibattito è sempre lo stesso: copyright vs violazione del copyright di terze parti.

Il controverso studio può contribuire al dibattito su cinema e pirateria online: secondo diversi osservatori, gli utenti sarebbero spinti a scaricare illegalmente contenuti a causa dei vecchi schemi di distribuzione che caratterizzano ancora oggi l’industria del cinema: anche il fatto di poter vedere un film online dopo mesi penalizzerebbe molto la fruizione “legale” dei contenuti video.

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