Google, nuova indagine contro Street View

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L’Unione Europea aveva già aperto un’indagine nel 2008 relativamente al servizio offerto da Google con Street View.
Con la vertenza la UE richiedeva che i volti delle persone che compaiono in Street View andavano oscurati per tutelare la privacy e venissero protetti tutti dei dati personali delle persone fotografate, reti Wi Fi, targhe delle macchine e qualsiasi altro indizio atto a identificare i soggetti. Google aveva prontamente provveduto a coprire i volti delle persone e quant’altro per evitare futuri problemi.

Ora il garante della privacy olandese Jacob Kohnstamm che è anche presidente del panel europeo dedicato alla privacy vuole riaprire il caso con un’azione comunitaria.
Anche in Italia era stata aperta una indagine analoga nel settembre 2011 quando il Garante Privacy aveva segnalato alla Procura della Repubblica di Roma i metodi che Google adoperava per raccogliere richiedendo particolari accorgimenti per tutelare la Privacy dei cittadini.
Molti altri stati europei, tra cui Germania e Francia, hanno avviato azioni chiedendo di visionare i dati raccolti: Google avrebbe sempre collaborato cercando di soddisfare le richieste dei vari Stati.

Negli USA Google è stata condannata a pagare una multa di 25.000 dollari e, secondo la Federal Communication Commission (FCC), con tale pagamento si chiude la causa nei confronti di Street View.

Purtroppo sembra che alcuni documenti sarebbero stati divulgati nel corso dell’indagine americana dai quali si potrebbe capire che la collaborazione di Google non sarebbe stata sempre soddisfacente e limpida. Infatti viene rilevato che la dirigenza di Google conoscesse l’operato di un ingegnere che avrebbe raccolto i dati personali degli utenti con reti aperte. Almeno così si rileva nel rapporto diffuso da Google secondo il quale nel 2007 e nel 2008 l’ ingegnere dell’azienda avrebbe comunicato ai suoi colleghi che il software avrebbe raccolto i dati degli utenti connessi a reti Wi-Fi non protette. Google prende le distanze dichiarando di non essere a conoscenza della raccolta illecita di dati.

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