Le frodi robocall, ovvero le truffe realizzate con le chiamate automatizzate al fine di sottrarre informazioni personali che i criminali possono utilizzare per identificare le vittime, ci costeranno circa 40 miliardi di dollari nel 2022, contro i 31 miliardi di dollari previsti per il 2021. Ad affermarlo è l’ultimo studio Robocall Mitigation: Emerging Strategies, Competitor Leaderboard & Market Forecasts 2021-2026, realizzato da Juniper Research.
Stando all’analisi, nella maggior parte dei casi queste truffe sono compiute da criminali che contattano i consumatori per conto di brand o aziende, al fine di guadagnarsi la fiducia delle vittime.
Per difendersi da questa crescente minaccia – prosegue lo studio – è fondamentale ricorrere alle tecnologie per l’identificazione e la certificazione dei brand, che metterebbero a disposizione degli utenti tutte le informazioni utili direttamente sul display dello smartphone ancora prima di rispondere alla telefonata, compresa quella che consente di autenticare il chiamate e comprendere anticipatamente lo scopo della chiamata.
A tal fine, sarà necessario che le aziende permettano la verifica della propria identità a una terza parte. Tutto qui? Purtroppo, no. Come spiega Charles Bowman, co-autore della ricerca, quanto sopra potrebbero permettere di contenere il fenomeno delle frodi, ma non certamente quello dei disagi per l’utenza, visto e considerato che le persone continueranno ad essere prese di mira da telefonate non sgradite, in una misura pari a circa 110 miliardi di chiamate nel 2022 su scala globale.
Insomma, la lotta sembra per il momento essere impari. Ma non in tutte le parti del mondo sembra comunque essere avanzata con la stessa intensità: il Nord America è per esempio il territorio in cui si registra la maggiore incidenza dei danni da robocall (una quota globale del 45%), ma solamente il 5% riguarda clienti mobile, grazie alla messa a punto di un nuovo framework (il c.d. Stir/Shaken) che ora si sta estendendo anche in altre parti del mondo.
Via | Aicom