C’era da aspettarselo, prima la Cina con le sue censure, ed ora la Siria completamente scollegata da internet. La società di ricerca Renesys, che tiene traccia dello stato di salute di Internet in tutto il mondo, ha segnalato che alle ore 13:00 circa di ieri la connettività Internet internazionale della Siria è stata spenta.
Dal punto di vista tecnico gli 84 blocchi di indirizzi IP assegnati alla Siria non sono raggiungibili. Cosa significa? Tutto il traffico Internet destinato alla Siria non viene consegnato, ma anche tutto il traffico che proviene da quel Paese non esce. La Siria, quindi, è completamente isolata. Non possiamo mandare nulla, ma quello che è più grave non possiamo ricevere alcuna informazione. E questo accade proprio ora che infuria una terribile e sanguinosa guerra civile con morti, feriti, fughe e fame. E’ anche un segno abbastanza chiaro che il regime di Bashar al-Assad probabilmente sta progettando qualcosa di particolarmente duro nei prossimi giorni e vuole che le informazioni emergano il meno possibile. Con l’interruzione di internet di vuole controllare il flusso di informazioni dalla Siria per il mondo. Rimane solo un un hashtag #SyriaBlackout per chi vuole seguire la vicenda su Twitter, se non è stato bloccato anche quello. Il blocco riguarderebbe anche collegamenti telefonici senza fili in diversi quartieri della capitale Damasco, Homs e Daraa.
Le forze governative hanno anche chiuso l’aeroporto della capitale. Ieri ci sono stati alcuni scontri sanguinosi tra forze governative e ribelli con molti morti e feriti a Damaso e ad Aleppo un attentato ha causato almeno 15 morti, tra cui 5 bambini e 2 donne. Il presidente Bashar al Assad è stato accusato dall’opposizione e anche dagli Stati Uniti per voler isolare i Paese, ma lui ha risposto affermando che si è trattato di un’azione terroristica, senza specificare chi sia stato il responsabile. Anche Amnesty International ha denunciato il blocco del traffico, delle telecomunicazioni e di Internet, definendolo un atto «molto inquietante». Ribelli e attivisti siriani temono che l’oscuramento delle telecomunicazioni possa essere un preludio ad un escalation degli attacchi militari governativi contro le località abitate da civili solidali con la rivolta. E si teme “che il regime possa far uso di armi chimiche”.