Anonymous buca il sito della polizia: resi disponibili 3500 files

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Il sito della polizia stanotte è stato preso di mira dagli hacktivists di Anonymous che ne hanno bucato il database. Il sito italiano dell’organizzazione ha pertanto messo a disposizione alcuni documenti sensibili contenuti negli archivi. Tra questi, anche un dossier sulle proteste No-Tav, risalente al mese scorso, nonché schermate del sistema mail interno della polizia con tanto di credenziali d’accesso ai sistemi riservati. Notizie sono state trovate anche in merito al caso di Luca Abbà, l’agricoltore che si ferì gravemente dopo essere caduto dal traliccio su cui si era arrampicato per protesta.

Non mancano anche delle indicazioni del 2007 relative alla concessione del permesso di soggiorno per fini sociali, alcune circolari del 2012 indicanti dei fatti criminosi in ordine ai quali svolgere attività sotto copertura, soprattutto in riferimento alla criminalità informatica. L’impresa di Anonymous è stata poi celebrata con un sornione manifesto satirico: “Polizia battuta e scoperta”.

I file messi a disposizione sarebbero circa 3500, a scopo di vendetta. Queste le parole degli hacktivists:

Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i Notav; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (per esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendettaIs there any problem, Officer?

Sebbene non abbiano voluto commentare i dati, hanno comunque lanciato 3 richieste: l’introduzione del reato di tortura, la telesorveglianza dei luoghi in cui operano gli agenti di polizia e l’introduzione di un codice di identificazione degli stessi agenti.

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