I social media sono il nostro pane quotidiano. Le news viaggiano alla velocità della luce, la nostra vita “condivisa” è immortalata da foto su foto di ogni attività: dal piatto gourmet che stiamo per assaporare al braccialetto ospedaliero post partum.
Eppure, nonostante l’invasione sia manifesta e ben accetta, le prospettive professionali che offrono i social networks sono spesso guardate con diffidenza dalle aziende, specialmente nell’ambito delle piccole e medie imprese.
Tale scetticismo spesso ondeggia tra due tendenze: da un lato la chiusura totale, dall’altro l’improvvisazione.
Per intenderci: mediamente gli imprenditori non credono che le strategie del social media marketing meritino un budget dedicato. Principalmente si crede che i social siano un gioco e che, in quanto tale, puntare denaro su di essi sia uno spreco di tempo. Sicuramente l’approccio conservatore è negativo per l’azienda, visto che attualmente presidiare i social network significa essere conosciuti, diventare dei punti di riferimento nel proprio settore e iniziare davvero a conoscere il proprio target di utenti.
Perché se è vero che i social tirano fuori il bello e il brutto delle persone, è anche vero che regalano degli ottimi insights per ideare una strategia. La loro egemonia ha determinato l’inedito avvicinamento tra Brand, istituzioni e utenti. Questo significa una cosa sola: che bisogna avere cura della propria immagine social. Accorciare le distanze può avere immensi vantaggi se la situazione è sotto controllo, ma può anche far degenerare la concezione che i papabili clienti hanno di noi.
Proprio in questo punto arrivano “le dolenti note” per dirla alla Dante Alighieri. Perché il secondo approccio, quello degli improvvisatori, è ancora più pericoloso per la reputazione aziendale.
Questa categoria di imprenditori non vuole spendere budget per richiedere una consulenza sui social media, ma allo stesso tempo riconosce la potenza dello strumento e ne è allettata. Affida quindi la gestione dei canali aziendali alla segretaria di turno o li gestisce personalmente. In questo caso, non solo il risultato è spesso inefficace, ma anche dannoso.
Ecco gli errori più comuni nella gestione autonoma dei canali aziendali:
- La pubblicazione di foto tremende, come ad esempio foto di cataloghi.
- La pubblicazione di testi poco appetibili e magari neanche scritti correttamente in italiano
- L’approccio sulla difensiva nei confronti di clienti e utenti che magari lasciano un commento o una recensione negativi.
Quello che pochi sanno è che un commento negativo, in realtà, può rivelarsi davvero utile. Se da un lato i social media servono un mondo di apparenze (la vita perfetta con gli strumenti perfetti), dall’altro sdoganano molte ipocrisie e consentono alle aziende di poter fare uso delle critiche ricevute per migliorare il servizio offerto. Un social media manager sa come gestire queste situazioni, ma soprattutto sa come far crescere il tuo business. La prima regola non è tanto fidarsi, come si potrebbe credere, ma affidarsi.
Insomma, i social non sono uno scherzo: bisogna usarli con cura!Scegliere dei professionisti significa essere guidati per offrire ai propri clienti solo il meglio. E alla fine è tutto quello che conta davvero, no?