Nei circuiti elettrici dei PC si trovano piccole quantità di cerio, gadolinio, disprosio e lantanio . L’europio è presente nella led dello stand-by degli smartphone, nei lettori DVD invece ci sono parti composte da neodimio. Sono tutti indispensabili anche se presenti in piccole percentuali. Sono essenziali per la produzione di prodotti altamente tecnologici che ormai sono di uso comune e di cui non possiamo più fare a meno.
Ma cosa sono?
Sono le terre rare ossia 17 elementi chimici che sono utilizzati nei settori più all’avanguardia dell’elettronica, biomedicina ed altro. Il nome Terre rare deriva dagli ossidi non comuni dai quali vennero estratte la prima volta e si trovano diluiti, frammisti in particolari rocce.
Il 97% della loro produzione è in Cina che ora ne ha ridotto le esportazioni con un taglio da 65 mila tonnellate nel 2005 a circa 30 mila oggi. La riduzione delle esportazioni ha provocato un aumento vertiginoso dei prezzi che fluttuano tra i 3 mila e i 100 mila euro al Kilo a seconda del tipo di terra rara e che è cresciuto tra le 4 e le 49 volte negli ultimi dieci anni. Il loro mercato mondiale ha un valore di 4 miliardi di dollari e consente la produzione di beni per 4 mila miliardi di dollari.
Cifre non da poco. Le restrizioni delle esportazioni messe in atto dalla Cina preoccupano tutti i Paesi, soprattutto gli Stati Uniti, ma anche l’Europa e il Giappone che hanno chiesto l’apertura di un procedimento contro la Cina da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization, WTO) chiedendo che le restrizioni siano eliminate e che in caso contrario vengano introdotte sanzioni contro la Cina. La Cina da parte sua ha fatto sapere tramite ministro cinese dell’industria e dell’informazione Miao Wei che la Cina sta preparando una difesa basata sulla considerazione che terre rare saranno esaurite entro 20 anni e che la loro estrazione provoca grandi danni all’ambiente.
Circa 30 Paesi nel mondo, per non subire passivamente le restrizioni cinesi si sono attivati nel ricercare altri giacimenti di terre rare, con centinaia di progetti in altrettanti Paesi. Ma si guarda con attenzione anche al riciclo grazie alle moderne tecnologie che permettono di di recuperare ittrio, lutezio, cerio, gadolinio, disprosio e altre terre rare dai dai rifiuti di prodotti tecnologici.
Il procedimento è semplice ed eco sostenibile, gli oggetti verrebbero tritati e la polverina ottenuta verrebbe disciolta in acidi che isolerebbero i vari elementi. I costi degli impianti si aggirerebbero sui 7-10 milioni di euro.