Durante la sua ultima intervista al New York Times Eduardo Saverin, il co-fondatore di Facebook, ha spiegato i veri motivi che lo hanno portato alla decisione di rinunciare alla cittadinanza statunitense.
Il ragazzo brasiliano, ormai trentenne, aveva partecipato attivamente all’età di 21 anni alla creazione del più noto dei social network, Facebook. Dopo una burrascosa uscita di scena dalla società di Palo Alto, Saverin aveva comunque beneficiato di una buona uscita che lo ha reso miliardario. Durante la scorsa settimana era saltata fuori la notizia che vedeva Eduardo Saverin deciso a rinunciare alla cittadinanza statunitense per poter diventare a tutti gli effetti cittadino di Singapore ma la cosa che più ha sconcertato l’opinione pubblica è stata la motivazione, era trapelata infatti l’informazione che Saverin fuggiva dagli Stati Uniti per poter pagare meno tasse.
Nella tarda giornata di ieri proprio durante l’intervista al quotidiano newyorchese Saverin ha spiegato che si è trattato solamente di un fraintendimento. Il co-founder di Facebook ha tenuto a precisare che la sua richiesta di variazione di residenza era stata presentata oltre un anno fa e precisamente nel mese di Gennaio 2011 ma che è diventata ufficiale solamente lo scorso Settembre per poi esse pubblicata ufficialmente ad Aprile 2012. Ovviamente con l’arrivo di Facebook a Wall Street la notizia è stata interpretata come una soluzione per pagare una quantità minore di tasse che ad oggi sono state quantificate ad una cifra superiore ai 100 milioni di dollari.
“Io non sono un esperto fiscale” ha spiegato Saverin. “Abbiamo rispettato tutte le leggi conosciute. C’era una tassa di uscita “. Tale tributo è basato sulle attività detenute da un cittadino intenzionato a lasciare l’America. La tassa di uscita ha lo scopo di assicurarsi che i ricchi in partenza paghino prima di uscire dal paese. Inoltre Saverin ha insistito sul fatto che la sua uscita dagli Stati Uniti non centra assolutamente con le tasse e ha precisato: “Sono nato in Brasile, ero un cittadino americano per circa 10 anni. Ho pensato a me come cittadino globale”
Secondo gli avvocati, la richiesta di Savarin non è dipesa dalle tasse per il redditto bensì sulla successione che dovranno pagare i suoi eredi dopo la sua morte.
La decisione di Saverin, quindi non deriva certo dal non voler pagare le tasse oggi, infatti il ragazzo è pronto a saldare il 15% o ciò che riterrà più opportuno l’Internal Revenue Service piuttosto che il 35% che dovranno saldare i suoi eredi alla sua scomparsa.