Siete stati lasciati dal vostro partner e volete fargliela pagare in qualche modo? C’è un sito che potrebbe fare al caso vostro. Il suo nome è Isanyoneup e permette agli utenti che vi si iscrivono di dare una ‘lezione’, per così dire, alla fidanzata che li ha lasciati, pubblicando foto osé ed erotiche che li ritraggono in pose di certo non da social network. Ogni foto è corredata di informazioni sensibili, come il nome, il cognome, la città e il profilo di riferimento di Facebook, Twitter e LinkedIn della vittima designata.
Alle foto, comunque, è spesso allegato un breve commento del ragazzo al quale è stato spezzato il cuore, il quale di certo non riserva eleganti epiteti alla propria ex. Un sito, dunque, che soddisfa la seta di vendetta degli uomini, ma che crea anche un certo spazio nel quale anche utenti che non hanno nulla a che fare con le storie e le relative immagini entrano e sbirciano, a insaputa delle ragazze ritratte. Il sito dispone anche di una sezione maschile, anche se pare sia poco usata. Insomma: Isanyoneup si presenta come un portale di vendetta di stampo amoroso, che ha, però, tutta l’aria di un vero e proprio sito porno.
In prevalenza, sul sito si trovano autoscatti fatti con il cellulare e inviati via mms o sui social network ai fidanzati. In un anno di vita, il sito web in questione ha registrato visite da capogiro, arrivando a 300 mila utenti unici al giorno. Facendo due calcoli, si iscrivono in media più di 250 nuovi utenti al giorno. Hunter Moore è il proprietario del sito: ha vent’anni, dispone di un team di avvocati pronti ad intervenire per eventuali controversie e si dice contento e divertito di rovinare la reputazione altrui.
“È come sezionare cadaveri: all’inizio è strano, ma se lo fai ogni giorno della tua vita, quelle foto diventano solo un altro cadavere“, ha rivelato lo spietato Moore. Le denunce sono quasi inesistenti, anche perché per intentare una causa contro questo genio del male ci vogliono tantissimi soldi. A dirlo è proprio lui, il quale ha dichiarato che “Ci vogliono cinquantamila dollari per portarmi in tribunale, le persone che lavorano da Starbucks non fanno tutti questi soldi“.