Durante gli ultimi giorni il Subcommittee on Investigations del Senato ha organizzato un’audizione a cui hanno partecipato enti fiscali, alti dirigenti di Microsoft ed HP ed il consigliere capo dell’Agenzia delle Entrate (IRS).
Il confronto ha avuto come nocciolo della questione le manovre internazionali di elusione fiscale che, a quanto pare, sono state messe in atto dai due colossi dell’IT negli ultimi tempi.
Dal confronto, infatti, ne è emerso che Microsoft, giocando con le transazioni fra le sue sussidiarie di Puerto Rico, Irlanda, Singapore e Bermuda e riuscita a risparmiare la modica cifra di ben 6,5 miliardi di dollari di tasse.
HP, invece, ha sfruttato tutta una serie di prestiti a breve termine che hanno consentito al colosso dell’IT di alimentare il suo contante offshore per operazioni domestiche.
In effetti non è stata riscontata alcuna violazione di legge ma si tratta, ovviamente, di una gestione fiscale che appare decisamente molto dubbia ed a tal proposito Levin, rivolgendosi al vice presidente Microsoft Bill Sample, ha sottolineato che agendo in questo moto si aumentano i propri profitti e si riducono le proprie tasse ma si genera anche un gran costo per gli Stati Uniti d’America.
Il dirigente Microsoft ha comunque ribadito il pieno rispetto delle norme fiscali sia straniere sia statunitensi sottolineando però il fatto che ciò non toglie che la situazione possa essere ulteriormente migliorata.
Microsoft ed HP, comunque, non sono le uniche due aziende ad utilizzare sistemi di questo tipo: anche Google, in passato, è stata accusata di evasione fiscale ed anche per quanto concerne Apple è andata a verificarsi la medesima situazione.
Anche in Europa, comunque, il tema è abbastanza caldo: sia la Francia sia l’Italia, infatti, si stanno muovendo per istituire una tassa digitale che colpisca i colossi statunitensi: “Scelgono le proprie sedi giuridiche europee in Stati a basso tasso di fiscalità realizzando allo stesso tempo una quota significativa del loro fatturato nei cinque Stati europei più popolati” ha spiegato a tal proposito il senatore francese Philippe Marini.