Sembra infinita la storia di Kim Schmitz, alias Kim Dotcom, che continua a sostenere la sua innocenza davanti alle autorità di tutto il mondo. Il fondatore di Megaupload punta il dito contro la classe politica statunitense che lo starebbe accusando ingiustamente.
Nell’ultima intervista concessa a TorrentFreak, Dotcom ha sottolineato come l’intera vicenda giudiziaria sia una continua serie di errori e ne è certamente un palese esempio la vicenda della canzone di 50 Cent, che secondo Kim Dotcom è stata regolarmente acquistata e successivamente caricata sui server solamente per effettuare un test sul nuovo strumento di upload dei dati sui server di sua appartenenza.
Dotcom ha inoltre precisato che sia lui e che la sua azienda sono stati sempre dalla parte delle major e ne è la testimonianza il rapporto con Warner Bros., che nel passato era autorizzata alla rimozione di “soli” 5 mila file al giorno ma che, dopo una richiesta, ha ottenuto un aumento del numero fino alla quota di 100 mila file al giorno. Pensate che la Warner, ad oggi, ha rimosso oltre 2 milioni di file ritenuti illegali e che violavano i suoi diritti, mentre Disney, dal canto suo, ha rimosso un totale di 127 mila file. Cifre davvero astronomiche, a cui vanno sommati tutti i file rimossi dalle altre società cinematografiche e non.
A questa situazione si va ad aggiungere il fatto che molti account di Megaupload erano intestati, come vi avevamo già annunciato la settimana scorsa, a svariati esponenti della politica statunitense, ma anche ad alcuni membri delle principali case cinematografiche e discografiche. Lo stesso Dotcom ha puntualizzato che in passato le major era intenzionate ad avviare una sorta di collaborazione con Megaupload al fine di arginare il fenomeno della condivisione dei file reputati illegali, tuttavia questo accordo non si è trovato prima dell’irruzione da parte dell’FBI nella tenuta di Dotcom. Questo, secondo Dotcom, è una dimostrazione della volontà di non fornire servizi illegali.
Per concludere, Dotcom sposa in pieno la dichiarazione di Google, in particolare quando il colosso di Mountain View sottolinea che i fornitori di servizi come Megaupload sono obbligati alla rimozione dei link per il download e non alla cancellazione dei file dai server.