L’Fbi ha arrestato Kim Schmitz, fondatore di Megaupload e Megavideo, i popolari siti di film, musica e software sharing, usati da milioni di utenti in tutto il mondo. I portali sono stati chiusi e ora il creatore rischia fino a cinquant’anni di carcere. Con lui arrestate altre tre persone, che potrebbero subire la stessa pena. Megaupload è stato chiuso, perché, come ben saprete, diffondeva materiali coperti da copyright, arrecando un danno di 500 milioni di dollari ai rispettivi detentori di diritti. I tre sono stati ammanettati in Nuova Zelanda: al momento, sono ricercate altre persone incriminate, come Schmitz, di pirateria informatica, per la quale in questi giorni si sta decidendo mediante la SOPA, che se approvata limiterà drasticamente la circolazione di file protetti da copyright e, di conseguenza, la libertà d’espressione.
Megaupload traeva profitto dalle pubblicità presenti sul sito e dagli abbonamenti che gli utenti sottoscrivevano per avere download più veloci. La diffusione illegale di materiale protetto da copyright, però, non è piaciuta alle autorità e agli stessi detentori che saranno sicuramente soddisfatti della chiusura di due dei portali più visitati della Rete. Megaupload, però, ha sempre rifiutato le accuse di violazione di copyright. In merito, infatti, ha dichiarato: “La stragrande maggioranza del traffico generato dal sito è legale. Siamo qui per restare”.
Il Dipartimento di Giustizia, però, non è stato dello stesso avviso, considerando Megaupload un sito che ha “riprodotto e distribuito illegalmente su larga scala copie illegali di materiale protetto da copyright, tra cui film – anche prima dell’arrivo in sala – musica, programmi televisivi, libri elettronici e software“. Kim Schmitz e i suoi collaboratori sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore. In rete, e in particolare su Facebook, sono già nate centinaia di pagine a sostegno di Megavideo e Megaupload, affinché tali piattaforme vengano riaperte.