Siamo ormai abituati a dare del tu a intelligenze artificiali che ci supportano nelle attività più diverse. Gli assistenti virtuali lavorano per noi e insieme a noi, pronti a rispondere a quesiti articolati e sempre più complessi. Fare a meno del loro aiuto sta diventando impossibile in moltissimi ambiti e il mondo del lavoro rappresenta un banco di prova di rilievo assoluto in questo senso. Tutto ruota attorno alla massimizzazione della performance e all’ottimizzazione dei tempi: obiettivi che proprio grazie all’impiego delle migliori tecnologie possono essere facilmente centrati.
L’importanza dell’addestramento e della memorizzazione delle procedure di intervento
Per vivere esperienze operative coinvolgenti sempre più spesso ci si affida alla realtà virtuale immersiva, interagendo manualmente con gli oggetti e sperimentando il loro utilizzo all’interno di un ambiente dai contorni altamente realistici. Tra gli ambiti di utilizzo maggiormente promettenti è possibile citare quello del training relativamente ad apparati e situazioni in cui il miglioramento delle abilità dell’utente è frutto di un addestramento difficilmente realizzabile in contesti reali. Il riferimento è in primis al settore della manutenzione ad alta complessità: qui l’insieme delle procedure di intervento dev’essere costantemente ripassato e memorizzato dagli operatori. Questi ultimi, nel momento del bisogno, dovranno sempre saper intervenire velocemente e in maniera efficiente. C’è da dire che gli ambiti applicativi sono i più diversi e che un ambiente di realtà virtuale permette di vivere in modo altamente realistico anche situazioni che è difficile riprodurre in un contesto addestrativo. Un esempio? Tutte le circostanze in cui è essenziale imparare a dominare la tensione e gli imprevisti – in modo da non sbagliare – come in ambito medico chirurgico o in relazione agli interventi in caso di emergenza. Si tratta di situazioni nelle quali l’intervento di un assistente virtuale potrà risultare decisivo: andrà a guidare l’utente all’interno della realtà virtuale e – come un moderno Virgilio – lo supporterà nelle difficoltà del momento interloquendo e offrendo info, indicazioni e chiarimenti.
Il dialogo con l’assistente virtuale e la rete neurale
Affinché l’assistente virtuale possa svolgere al meglio questo importante ruolo di guida in caso di bisogno, difficoltà o urgenza è necessario poter disporre di un sistema di riconoscimento vocale molto accurato. Ecco perché l’azienda Smartblue – che grazie a un team di alto livello punta
a mettere la tecnologia al servizio delle soluzioni – ha progettato e realizzato in Phyton una rete neurale ad hoc per il riconoscimento vocale, che poi è stata integrata all’interno di un proprietario modulo Unity. La rete neurale è stata implementata in maniera scalabile su dei container docker in un’architettura a microservizi. Questo rende la soluzione scalabile all’aumentare del numero di utenti che interagiscono all’interno dell’ambiente di realtà virtuale e in base al numero delle risorse messe a disposizione. Un vantaggio di assoluto rilievo, dal momento che l’affidabilità e la precisione di questa funzionalità per il riconoscimento vocale permettono all’utente di fruire al meglio dell’ambiente che lo circonda. Potrà avere velocemente accesso a tutte le risorse che si rendono necessarie in un particolare momento – dati statistici, documenti, schede illustrative e manuali ma non solo – utilizzando soltanto il canale verbale e uditivo. Insomma, le mani restano del tutto libere di interagire con la strumentazione tecnica e gli oggetti. Un aspetto questo da mettere in evidenza, dal momento che quando l’apprendimento passa attraverso il ‘fare’ occorre predisporre un ambiente di realtà virtuale che consenta di fare esperienza anche utilizzando quegli stessi strumenti, gli oggetti e gli apparati che ci si troverà ad utilizzare poi nelle situazioni reali.
L’apprendimento manuale e del fare: l’innovazione è digitale
Per riuscire a massimizzare l’apprendimento manuale e del fare, Smartblue ha integrato nella sua soluzione di realtà virtuale sviluppata con Unity degli speciali guanti. Si tratta di gioielli di alta tecnologia, equipaggiati con giroscopi in ogni dito. Ai guanti in dotazione Smartblue ha scelto di aggiungere dei sensori capacitivi, così da permettere una migliore simulazione della presa e del contatto tra le dita e l’oggetto della realtà virtuale. Un’iniezione di realismo relativamente al momento del contatto che ha consentito di massimizzare la qualità dell’esperienza anche in assenza di un vero e proprio guanto robotico. Quest’ultimo risulta inadeguato sia per un utilizzo prolungato come la simulazione di un intervento chirurgico che per un addestramento manutentivo su un apparato ad alta complessità. Inoltre. il particolare ingombro dei guanti robotici non consente di simulare determinati tipi di prese di precisione. L’obiettivo di Smartblue è offrire un’esperienza operativa estremamente produttiva e performante nel nome dell’innovazione digitale. Ecco perché, per rendere ancor più realistica l’interazione tra le dita della mano e gli oggetti presenti nella realtà virtuale, sono stati riscritti gli SDK dell’applicazione andando a integrare la gestione della fisica di Unity con le letture fatte direttamente su giroscopi e sensori capacitivi. Tutto questo ha permesso agli utilizzatori di vivere situazioni ad alto coinvolgimento sia sensoriale che emotivo, con un miglioramento assoluto del training. Tramite la realtà virtuale è stato possibile effettuare un addestramento intensivo non riproducibile nella realtà effettiva (ad esempio per via del costo di mantenere fermi gli apparati per la formazione dei manutentori). Si è anche riusciti a sperimentare in maniera innovativa e immersiva la personale capacità di reazione in situazioni di emergenza e urgenza. La tecnologia è un alleato prezioso per il futuro dell’innovazione industriale, soprattutto perché punta a integrare i rapporti tra uomo e macchine in maniera del tutto performante. Risulta evidente come l’universo digitale sia in continua evoluzione, pronto a plasmare e trasformare i bisogni operativi – a qualunque livello – in soluzioni intelligenti. La sfida del linguaggio digitale è il fulcro attorno al quale ruota una prospettiva che è pronta ad essere sempre perfezionata e migliorata.