Il numero di Dunbar indica il numero di persone con cui un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili, ossia relazioni nelle quali un individuo conosce l’identità di ciascuna persona e come queste persone si relazionano con ognuna delle altre. Indica la dimensione massima della nostra rete sociale reale e appare continuamente nelle organizzazioni umane nel corso di tutta la storia evolutiva della nostra specie.
Secondo Dunbar il nostro cervello è in grado di gestire allo stesso tempo un numero di amicizie che va dalle 140 alle 150, vicino a quello ricavabile da Facebook.
Quindi i numeri di Facebook indicano che i suoi utenti si comportano, per lo meno quando si tratta di portare e contattare amici online, proprio come avviene nella realtà. Facebook rispecchia il mondo reale ovvero rivela che l’uomo, programmato per supportare un numero di relazioni sociali stabili di tale dimensione, cerca di ricrearla anche sul social network. In esso è possibile conoscere cosa facciamo e come ci comportiamo quando siamo in questi gruppi, con miliardi di informazioni che i venditori di pubblicità hanno sempre cercato. E che danno un enorme potere a chi li ha in mano.
Come le società si autoregolano secondo la tesi di Dunbar, anche gli utenti di Facebook lo fanno seguendo i principi della realtà sociale ignorando, ad esempio, le opzioni che attirerebbero il biasimo degli amici. Si comportano allo stesso modo dei gruppi tribali incise nella nostra storia evolutiva.
Forse l’ascesa di Facebook ha raggiunto il suo apice. Non possiamo sapere quanta umanità può unirsi ancora su una piattaforma. Ma a decretare il suo successo non sarà il numero di quanti hanno partecipato: come ricorda Mashable, “la salute di un cervello attivo non si misura solo al numero di neuroni presenti, ma anche e soprattutto dal numero di connessioni che questi neuroni instaurano”.