Il fatto che i social network facciano parte della nostra vita quotidiana è un dato di fatto. Ma a lungo andare, nei casi più gravi, quello che è un costante utilizzo può divenire una vera e propria dipendenza. Si parla appunto di dipendenza dai social network.
A tal proposito, una ricerca portata a termine dall’Università di Bergen e dalla Bergen Clinical Foundation su un campione di 423 studenti, nello specifico 227 donne e 196 uomini, mette in evidenza come i neofiti e le donne sono i soggetti a maggior rischio dipendenza nell’utilizzo dei social network.
Lo studio di questi ricercatori norvegesi è stato pubblicato anche sulla rivista Psychological Reports con l’obiettivo di spiegare bene quali sono le reali motivazioni che generano dipendenza nei confronti dei social network (oltre che di internet in generale), quali sono i campanelli di allarme e soprattutto come distogliere l’attenzione dalle reti sociali.
Dal punto di vista tecnico, è stata adottata una scala di motivazioni, la “Bergen Facebook Addiction Scale” che evidenzia come sono le donne particolarmente ansiose e le persone maggiormente insicure a soffrire di dipendenza dai social network (Facebook in primis). Perché? Beh, per queste persone la comunicazione tramite i social network è più comoda rispetto a quella face-to-face.
C’è da dire, di converso che coloro che sono meglio organizzati e, soprattutto più ambiziosi, anche se sono presenti su Facebook, Twitter, Google Plus e via dicendo, non ne risentono più di tanto e quindi sono “non dipendenti” o “poco dipendenti” verso le reti sociali.
Perché? Principalmente perché per questi ultimi i social network costituiscono un semplice strumento lavorativo o funzionale per contattare gli appartenenti al proprio network.
Infine, l’autrice della ricerca, Cecilie Schou Andreassen, è del parere che il basso grado di estroversione e i ritardi del ritmo sonno-veglia costituiscono due cause e al tempo stesso sintomi di questa dipendenza dai social network.