Internet può essere un luogo crudele e spietato. Pensateci, ci sono troll, phisher e truffatori in agguato dietro l’angolo. Truffe e falsi allarmi ovunque. A volte, i social media danno un carattere virale anche a notizie mendaci. Facebook, come “nonno” dei social media, è un terreno particolarmente fertile per la disinformazione. Secondo le bufale che utenti di Facebook fanno circolare, dovremmo pagare per utilizzare i servizi di Facebook , Facebook sta chiudendo i battenti, dobbiamo pubblicare ridicoli post, in pseudo-linguaggio legale che andrebbe a proteggere i dati personali, chiarificando l’informativa sulla privacy. In tutto questo, anche il popolare Morgan Freeman, sarebbe morto.
Come non cadere in queste trappole della rete? Ecco alcuni consigli.
1. Essere parte della soluzione
Visto che i social media hanno trasformato la maggior parte di noi in una sorta di cittadini-giornalisti, dobbiamo assumerci le responsabilità del mestiere. Ciò significa che tutti coloro che godono dei benefici della condivisione devono anche operare attivamente per rendere Internet uno spazio basato sulla verità e la precisione. La disinformazione è insidiosa e può essere molto dannosa.
2. Esaminare la fonte
A meno che non siate testimoni di qualcosa in prima persona, non si può mai essere assolutamente sicuri che sia realmente successo. Le informazioni circa un fatto possono essere distorte nel momento in cui bassano di bocca in bocca e ne fuoriesce una storia totalmente diversa. Per queste ragioni, è sempre bene mantenere un senso di scetticismo. Abbiamo in lista sicuramente dei contatti più propensi a condividere disinformazione virale. Non è sufficiente controllare chi vi ha dato le informazioni, bisogna cercare di risalire alla fonte originale. Chi ha originariamente riferito le informazioni e come ha fatto quella persona ad arrivare alla sua conclusione?
3. Un controllo incrociato delle informazioni
Non usate subito il pulsante di condivisione. Se avete qualche dubbio su qualche argomento che vi pare essere una bufala, fate delle ricerche incrociate, magari partendo da Google.