I maggiori pirati di musica digitale sono anche i migliori clienti dell’industria discografica. Chi scarica molto usando il file sharing, in media, compra anche legalmente il 30 per cento di musica in più rispetto a coloro che non usufruiscono di alcun servizio di condivisione di file. Questo è quanto è stato evidenziato da uno studio di massa appena condotto dall’American Assembly, una libera associazione statunitense nata nel 1950, e i risultati sono stati diffusi da poco attraverso un interessante rapporto chiamato Copy Culture Survey.
Lo studio è stato fatto in Germania e negli Stati Uniti in forma di sondaggio, condotto telefonicamente e incentrato sulle collezioni musicali degli utenti e sulla loro provenienza. Le interviste sono state migliaia ed estese in grandi territori geografici. Le conclusioni sono concordi con quanto già si era intuito non solamente in campo musicale ma anche per altri contenuti. Per quanto riguarda la musica è emerso che coloro che ammettono di usare il P2P hanno collezioni molto grandi di file musicali, sono dei veri appassionati di musica che ottengono anche in modo legale. Infatti sono anche quelli che acquistano molta musica attraverso i canali ufficiali. Ne acquistano circa il 37% in più rispetto agli utenti che hanno dichiarato di non utilizzare servizi di file-sharing. Sono quelli che spendono molto più denaro per acquistare musica legalmente. Inoltre la musica pirata arriva soprattutto dal passaggio di file tra amici e conoscenti o dal rip da CD, acquistato da uno e copiato poi da tanti amanti delle note.
E la pratica di copiare i file offline è molto più diffusa rispetto alla pirateria online, cosa risaputa dalle case discografiche.
Purtroppo questo sistema non è facilmente contrastabile per cui le case discografiche infieriscono sul download illegale. Il che dimostra che le etichette musicali dovrebbero decidere le loro policy tenendo presente i risultati del sondaggio.