Continua la guerra agli hacker di Anonymous. Secondo fonti dell’Interpol sono stati arrestati 25 hacker sospettati di far parte dell’ormai famosissimo collettivo, tra l’Europa e l’ America Latina. Per la precisione i presunti membri del movimento si trovavano in Spagna, Argentina, Cile e Colombia.
L’operazione è stata denominata “Unmask”, ed è scattata poco dopo lo “scandalo Stratfor”. La nota ufficiale dell’Interpol però, farebbe riferimento ad altre violazioni addebitate ai componenti del movimento, e cioè alcuni attacchi ai danni di istituzioni ed aziende sudamericane, tra cui quello al Ministero della Difesa colombiano, la filiale cilena del gruppo energetico Endesa e la Biblioteca nazionale del Cile.
Inoltre, la retata ai danni di Anonymous è un duro colpo per il collettivo, poiché tra gli arrestati dovrebbero esserci anche i presunti capi degli attacchi in Spagna e America Latina. Le autorità internazionali però hanno reso noto solo i nomi in codice dei due: Thunder e Pacotron.
Sempre secondo la nota ufficiale diffusa, gli arrestati avrebbero un’età compresa tra i 17 e i 40 anni, tutti residenti in Europa e America del Sud. Inoltre sempre per la stessa operazione, riferisce ancora l’Interpol, sono stati sequestrati anche 250 dispositivi, tra computer, telefoni cellulari e altri strumenti IT. Ma sono state sequestrate anche ingenti somme di denaro, carte di credito, alcuni conto correnti, e bloccati due server utilizzati sempre dal gruppo.
Per quanto riguarda invece le possibili pene previste per gli arrestati, i capi d’imputazione prevedono da un minimo di 541 giorni a un massimo di 5 anni di prigione. Il gruppo di Anonymous, ha comunque tentato una consolatoria reazione-vendetta subito dopo che si è diffusa la notizia degli arresti. Difatti per un discreto arco di tempo il sito dell’Interpol è risultato non raggiungibile, mentre su Twitter, uno degli account riferibili al movimento ha così manifestato il dissenso verso l’operazione: “#Anonymous non è un’organizzazione criminale”.