Skype ha appena aggiunto degli spot alle video chiamate dette”conversations ads” ideate da una italiana, Anna Gatti, che vuole monetizzare gli utenti Skype, solo quelli che non hanno un credito Skype o solo client Windows. È quindi un servizio complementare alla vendita di traffico telefonico e rappresenta il primo modo in cui Skype vuole monetizzare le migliaia di utenti che vogliono solo parlare gratis.
La pubblicità è personalizzata e fa riferimento all’età, al sesso, alla posizione geografica e così via. Le conversations ads verranno selezionate nei 55 mercati in cui il servizio è disponibile. Comunque gli utenti potranno attivare l’opzione opt-out per impedire all’azienda di usare i loro dati demografici.
Non è una novità, già nel 2011 sono apparse le prime pubblicità nelle pagine dell’utente Skype. È stato un esperimento che ora si espanderà trasformando il mondo delle comunicazioni in business e muterà anche il modo di proporsi agli utenti. Probabilmente finirà l’epoca delle chiamate gratis, ora ci dovremo sorbire la pubblicità durante le nostre video chiamate, speriamo che non sia troppo invasiva e sgradevole.
In Europa gli operatori telefonici non possono fare pubblicità basata sui dati degli utenti mentre a Skype e a altre aziende è concesso. Wind, Telecom, 3 non possono offrire chiamate gratis in cambio di pubblicità e questo le rende svantaggiate. Skype viene utilizzato come un operatore telefonico normale da molte persone e molte aziende che lo usano per ridurre i costi telefonici, soprattutto per quanto riguarda le chiamate internazionali. E’ dunque probabile che le “conversation ads” siano accettate come il male minore, rispetto al rischio di dover pagare un servizio che raggiunge oggi centinaia di milioni di persone ed è integrato con Facebook.
Inoltre la pubblicità su Skype potrebbe essere un indicatore di come sia possibile ricavare dei profitti da servizi gratuiti e, soprattutto di che entità.