Islanda, la Costituzione si ispira ai Social Network

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La bozza della Carta Costituzionale, ovvero la legge fondamentale dell’Islanda, è stata discussa ed elaborata via Facebook, Twitter e Youtube, ed è stata approvata domenica scorsa, 21 ottobre, con una maggioranza dei due terzi dei votanti. Adesso manca solo che del Parlamento di Reykjavik la approvi definitivamente.

L’Islanda per un intero anno ha adoperato i noti social network Facebook e Twitter assieme ad altri social media per discutere ed elaborare una Costituzione collaborativa che quindi è stata plasmata con una consultazione che ha coinvolto i 300mila abitanti dell’isola. L’Islanda ha sostituito, in tal modo, il referendum richiedendo ai propri cittadini di decidere se usare la bozza come linea guida per la nuova costituzione e il 66% ha votato sì. Però solo metà dei 235.000 votanti ha partecipato, ma anche se il loro numero è basso nulla si toglie all’importanza dell’evento.

La bozza era stata approntata da 25 cittadini, che erano stati eletti nel 2010 per formare il Consiglio Costituzionale e che si sono messi all’opera per portare avanti il progetto innovativo di integrazione con i social network. Esso doveva rimettere mano alla Costituzione del ’44, ormai datata. Il Consiglio ha messo a punto i principi fondamentali sui quali è stata aperta una consultazione popolare attraverso i social media per raccogliere le opinioni dirette degli islandesi via web. È la prima volta che internet è stato utilizzato in chiave di democrazia partecipativa. Ora appare molto difficile che l’assemblea legislativa possa modificare in maniera sostanziale il testo e i principi messi a punto in maniera collaborativa. La “Costituzione 2.0 “ dovrà essere finalizzata entro le elezioni della primavera prossima. Ma Reykjavik si candida anche ad essere un “paradiso democratico” a disposizione di tutti i popoli che non godono della libertà di espressione. L’International Modern Media Institute islandese si candida infatti a essere un contenitore del libero pensiero per dare voce e spazio alle opinioni degli oppressi dalle dittature di tutto il mondo.

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