Salamworld è un social network rivolto al mondo islamico

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Salamworld potrebbe essere un social network basato sulla religione, cosa che fino ad ora non si era mai verificata. Ma i social network fanno gola e nascono come funghi in tutti i Paesi. Ricordiamo Sina Weibo, il russo VKontakte. E ora nasce Salamworld che si incentra sull’appartenenza religiosa e sulla condivisione dei valori dell’Islam secondo un modello sociale virtuale pacifico per soddisfare i bisogni dei mussulmani moderni. Sono già nati social network rivolti al mondo mussulmano, ma sono falliti.

Muxlim.com, lanciato nel 2006 in Finlandia, ha chiuso pochi mesi fa e Ikhwanboo.com creato nel 2010 dai Fratelli Mussulmani in Egitto ha chiuso nel 2012, AlWahy nato a Londra nel 2006 non ha avuto un gran successo. Ci si chiede per quale motivo non abbiano avuto un buon numero di iscritti. Probabilmente perché anche i mussulmani si iscrivono sui social network per entrare in contatto con il Mondo e le piattaforme chiuse non attraggono oltre che a indebolire il potenziale. I mussulmani si iscriverebbero sui social network solamente perché non c’è un’ alternativa halal cioè a tutto ciò che è permesso secondo l’Islam in contrasto a ciò che è Haraam cioè proibito. Il concetto include dunque il comportamento, l’abbigliamento, il modo di parlare, la condotta e le norme in materia di alimentazione. Salamworld potrebbe proporre questa alternativa: ci saranno notizie sui paesi mussulmani, una libreria digitale con testi sacri, un servizio di consulenza da parte di iman certificati e anche informazioni sui centri islamici e ristoranti halal.

L’obbiettivo è catturare i 250 milioni di mussulmani che usano internet. Ma non solo. Il vero interesse che ingolosisce è la pubblicità e la vendita on line di abiti tradizionali e di prodotti halal. Per ora gli ideatori di Salamworld stanno ancora discutendo su come non urtare le diverse sensibilità del mondo mussulmano. Se mettere o no le foto di una ragazza in bikini, su come controllare i contenuti di religione e politica e sulla sorveglianza severa di foto e immagini. “Per fortuna”, afferma la nuova azienda, “le basi sono quelle del Corano, che è uno solo”.

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