La domanda non è del tutto scontata. Sicuramente internet è uno strumento fondamentale dal punto di vista sociale e anche in ambito lavorativo, ma può produrre, alcuni casi, anche degli effetti “perversi” per così dire, come ogni media che agisce profondamente nella cultura e nei modi di vivere la vita sociale.
Internet rende stupidi
Nel 2010, il tech columnist Nick Carr ha posto la domanda seguente: “Google ci rende stupidi?” Da allora è stato motivo di dibattito, estesosi all’intera rete. L’argomento proposto da Carr fa rifettere sull’azione che internet ha sul nostro cervello, spingendolo a pensare diversamente. Un punto importante lanciato dagli allarmisti della tecnologia è che Internet ha cambiato il modo in cui funziona la nostra memoria. Jonah Lehrer ha dichiarato su Wired quanto segue :
Una delle virtù della memoria transattiva è che si comporta come un dato di fatto, contribuendo a garantire che non tutti scendano in un solipsismo egoista. Attraverso la condivisione e il confronto dei nostri ricordi, possiamo essere sicuri di avere ancora alcuni fatti in comune, che tutti noi non siamo scomparsi nella tana del coniglio, privati delle nostre certezze. In questo senso, istintivamente la voglia di ricercare in Google informazioni mostra una curiosità fallibile del cervello che è un impulso perfettamente sano. Io non credo che la tecnologia faccia marcire la nostra corteccia, penso che dimostra che siamo abbastanza saggi da esternalizzare una capacità in cui non siamo ferrati.
Internet ci fa impazzire?
Newsweek ha recentemente fatto la domanda seguente: “Il web che ci spinge a impazzire? Dopo aver citato alcuni studi, Newsweek suggerisce che internet è sulla buona strada per farci impazzire: internet pervade ogni aspetto della nostra vita e, per questo, ci renderebbe non solo ci renderebbe più stupidi o più solitari, ma anche più depressi e ansiosi, inclini a disturbi ossessivi-compulsivi e a deficit di attenzione, anche psicotici veri e propri.
Internet ci fa distrarre continuamente?
I siti di social networking non aiutano di certo. Twitter e Facebook possono distorglierci notevolmente dallo svolgimento delle nostre attività. L’Harvard Business Review spiega come funziona la distrazione:
Guardare la TV o giocare ai videogiochi attiva i gangli della base del cervello, che rilasciano dopamina. Quando aumento dei livelli di dopamina, siete inclini a fare tutto ciò che serve per mantenere “alto” ciò che esse generano, ma quando i livelli si abbassano, si inizia a cercare qualcosa di nuovo o una “distrazione” che sostituisca quella precedente.
Alla fine, è tutta una questione di moderazione.