Il canone Rai è una tassa che ogni anno gli italiani sono soggetti a pagare per garantire un sostegno economico al servizio pubblico televisivo. La Rai, a partire da quest’anno, impone il pagamento del canone anche per imprese che posseggono computer, tablet e smartphone e che, attraverso questi device, possono guardare le trasmissioni Rai. Il canone va pagato anche se tali strumenti non sono prettamente utilizzati per guardare i programmi disponibili nel palinsesto e anche se essi non dispongono di collegamento a internet. Il bollettino di pagamento già è arrivato a molte imprese.
Il canone parte da una somma iniziale di 200 euro ed è imposto a tutte quelle aziende che detengono “uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni“, come appunto stabiliscono il Regio Decreto Legge 246/1938 e il Decreto Legislativo Luogotenziale 458/1944. Saranno soggetti al pagamento del canone anche quelle imprese che dispongono di sistemi di videosorveglianza e videoregistratori. La sovrattassa è calcolata in base alla categoria dell’impresa specifica, la quale potrà essere soggetta a un pagamento minimo di 200 euro fino ad arrivare a un massimo di 6.000 euro. Si tratta di somme importanti, che di certo incidono sul bilancio di un’impresa, soprattutto in tempo di crisi. Pertanto, non sono mancate le prime polemiche: Rete Imprese, infatti, ha inviato una lettera al Premier Monti e al Ministro Passera chiedendo l’esclusione da qualsiasi obbligo di corrispondere il canone in relazione ad apparecchi che in realtà sono utilizzati a scopi lavorativi e non di intrattenimento televisivo.
Come ha dichiarato la stessa Rete Imprese, il canone Rai per le aziende rappresenta “una richiesta assurda tanto più se si considera che il governo spinge proprio sull’ informatizzazione per semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica amministrazione”. Le imprese che dovranno pagare il canone sono circa 5 milioni, le quali sborseranno 980 milioni di euro per coprire i costi della tassa televisiva.