Proteggere i dispositivi con gli occhi, addio alle password

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Digitare una password sullo smartphone potrebbe essere il modo più ragionevole per accedere alle informazioni sensibili in esso contenute, ma una startup chiamata EyeVerify pensa che sarebbe più facile e più sicuro guardare solo nella lente della fotocamera del telefono e spostare gli occhi verso il lato per accedere alle funzioni del telefono. Il software di EyeVerify si identifica con i cosiddetti “eyeprints“, (impronte oculari) il modello delle vene del bianco degli occhi. Ognuno ha quattro eyeprints, in ciascun occhio sui due lati dell’iride. La società sostiene che il suo metodo è così preciso come le impronte digitali: esso prevede, dunque, la scansione dell’iride, senza richiedere alcun hardware speciale.

La società con sede a Kansas City prevede di implementare il proprio software nella prima metà del prossimo anno. Il CEO e fondatore, Toby Rush, prevede un sistema di autenticazione delle persone che vogliono utilizzare gli smartphone per accedere ai propri documenti online medici o conti bancari. Rush dice che i produttori di telefoni sono interessati a integrare il software nei telefoni in modo che molte applicazioni possano essere utilizzate per l’autenticazione di persone, anche se si è rifiutato di nominare eventuali potenziali partner.

La tecnologia alla base di EyeVerify è stata elaborata da Reza Derakhshani, professore associato di informatica e ingegneria elettrica presso l’Università del Missouri, Kansas City. Derakhshani, responsabile scientifico della società, è stato un co-destinatario di un brevetto per la biometria delle vene dell’occhio per EyeVerify nel 2008. Sul lato utente, EyeVerify sembra abbastanza semplice (anche se un po’ scomodo nella sua fase di prototipo). Per accedere ai dati su uno smartphone che è bloccato con EyeVerify, si dovrebbe guardare a destra o a sinistra: in questo modo, viene catturata l’impronta oculare da ciascuno dei vostri occhi con la fotocamera sul retro dello smartphone. Il software EyeVerify elabora le immagini, mappa le vene nell’occhio, memorizzando il tutto sul telefono.

Rush dice che il software può individuare la differenza tra una persona reale e l’immagine di una persona, utilizzando varie funzioni della fotocamera, come la messa a fuoco, l’esposizione e il bilanciamento del bianco: in tale senso, si verifica se si riceve una risposta adeguata dall’oggetto sul quale pone l’attenzione. Il software, come sottolineato dal CEO, ha bisogno solo di poche vene e, pertanto, anche se nel tempo la persona avrà dei cambiamenti, non saranno determinanti per l’autenticazione via EyeVerify. Kevin Bowyer, presidente della University of Notre Dame, la cui ricerca comprende la biometria dell’iride dell’occhio, dice che secondo lui la tecnologia è molto promettente, ma è scettico che sia precisa per quel che concerne la scansione delle impronte digitali.

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