Apple, la verità dietro la produzione dell’iPhone

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Negli ultimi tempi, la Foxconn, famosa azienda cinese produttrice di dispositivi iOS, si è ritrovata nell’occhio del ciclone per i suoi ritmi di lavoro serrati e per le condizioni di lavoro precarie alle quali sottopone i propri dipendenti. Tutto ciò è risaputo e sono molto chiare le modalità di trattamento dell’azienda multinazionale nel settore dei componenti elettronici, che registra un giro d’affari da circa 60 miliardi di dollari e più di 1 milione e 200 mila dipendenti. Negli stabilimenti della Foxconn, secondo quanto pubblicato anche da InformarexResistere.fr, vengono assemblati sia iPhone che iPad. A scatenare ulteriormente la bufera intorno all’azienda i molteplici suicidi avvenuti in fabbrica di dipendenti, stressati dal lavoro sfiancante e dalle deleterie condizioni di vita. Ad entrare in incognito nella fabbrica di Tai Yuan, un giornalista dello Shanghai Evening Post, il quale si è finto un operaio, documentando l’esperienza vissuta. Il giornalista ha dichiarato, in merito, quanto segue:

La prima notte nel dormitorio è stato un incubo. Il dormitorio intero puzza di spazzatura: un misto di odore di immondizia, sudore, sporco. Fuori da ogni stanza ci sono accatastati rifiuti non buttati. Quando ho aperto il mio armadio, ho visto sgusciare fuori scarafaggi e le lenzuola che vengono distribuite ad ogni nuovo lavoratore sono sporche e piene di cenere.

Ma non è tutto. Il giornalista, inoltre, parla anche della tipologia di contratto alla quale ogni lavoratore della Foxconn deve necessariamente sottostare. Ecco le sue parole: 

Il giorno dopo la firma del contratto, in cui si fa molta attenzione ai doveri dei lavoratori e meno ai suoi diritti, ci hanno riunito in una sala e siamo stati informati della storia della società Foxconn, delle politiche e delle misure di sicurezza. Potrebbe non piacervi il modo in cui verrete trattati – avrebbe detto un istruttore – Ma vi assicuro che è per il vostro bene.

La faccenda dei suicidi, ovviamente, è un argomento che viene caldamente evitato, proprio per non creare panico o sentimenti di squilibro all’interno della catena di produzione. Dopo diversi giorni di apprendistato, il giornalista viene piazzato sul piano della produzione.

Se il metal detector alla porta d’ingresso trova il lavoratore in possesso di qualsiasi materiale metallico, come la fibbia della cintura, orecchini, macchine fotografiche, telefoni cellulari, lettori mp3, l’allarme suona e viene licenziato sul posto.

Il licenziamento in tronco è capitato a un dipendente che aveva con sè un semplice cavo USB. Ad un altro lavoratore, secondo quanto raccontato dal giornalista cinese, ha ricevuto una punizione per essersi fermato per stanchezza, costretto a mettersi in un angolo per 10 minuti. Il giornalista, che ha preso parte ai ritmi lavorativi della fabbrica, ha dichiarato che ogni lavoratore marchia 5 dispositivi al minuto: in totale, dunque, verrebbero marchiati, dalla parte posteriore, circa 3 mila dispositivi ogni 10 ore di lavoro. Ogni due ore di lavoro extra, un operaio della Foxconn, infine, guadagnerebbe solo 2 euro in più.

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[Fonte: InformarexResistere]

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