Il 2011 è stato l’anno degli hacktivisti, parola di Verizon

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Secondo le più recenti stime, nel mondo, allo stato attuale delle cose, sono circa 174 i milioni di dati che sono stati trafugati da diverse organizzazioni durante l’anno oramai trascorso facendo classificare l’evento come il secondo picco di incursioni informatiche registrato nel corso degli ultimi otto anni.

A diffondere la notizia è stato Verizon, il noto operatore di telefonia mobile attivo negli Stati Uniti, che ha passato al setaccio ben 855 falle nella sicurezza esponendo poi alla vasta utenza i risultati dello studio, denominato “Data Breach Investigations Report 2012″, recentemente condotto.

Lo studio, infatti, ha evidenziato come circa il 60% delle informazioni private delle organizzazioni venga sottratto dagli hacker o, se lo si preferisce, dai pirati informatici che sembrano proprio aver superato la criminalità organizzata per volume di dati.

Andando ancor più nello specifico, dai gruppi di hacktivisti, ovvero i talenti del software impegnati nell’esecuzione di operazioni di attivismo digitale come nel caso di Anonymous, provengono circa il 2% delle offensive totali, una percentuale questa che pur risultando apparentemente ridotta porta però con sé numerose incursioni contro altrettante numerose aziende dalle quali, secondo i calcoli, sarebbero state sottratte ben 100 milioni di informazioni e l’azione risulta riconducibile a varie motivazioni, in primis economiche ma nel 25% dei casi si tratta di vere e proprie forme di protesta.

Inoltre, a finire nell’occhio del ciclone sono, prevalentemente, settori quali la finanza, le assicurazioni, l’informatica,  la rete del retail  e le aziende manifatturiere.

Riguardo alla metodologia, invece, il sistema maggiormente impiegato per trafugare i dati sembrerebbe essere quello basato sull’appropriazione delle password di accesso agli archivi d’interesse sottraendole direttamente ai legittimi possessori o, ancora, individuandole sfruttando software appositi che consentono di scovarle dopo ripetuti tentativi.

Dallo studio, infine, ne è emerso anche che gli attacchi informatici potrebbero essere evitati, almeno nella maggior parte dei casi, senza dover necessariamente ricorrere a contromisure che possono risultare particolarmente dispendiose.

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